martedì 16 dicembre 2014

Sant'Ippolito di Roma ( ?-circa 235), sacerdote e martire Confutazione di tutte le eresie 10, 33-34 ; GCS 26,289-293

Meditazione del giorno 
Sant'Ippolito di Roma ( ?-circa 235), sacerdote e martire 
Confutazione di tutte le eresie 10, 33-34 ; GCS 26,289-293
Della nostra stessa sostanza
    Noi sappiamo che il Verbo ha preso un corpo mortale dalla Vergine, e ha trasformato l'uomo vecchio in una creatura nuova. Sappiamo che egli si è fatto della nostra stessa sostanza. Se infatti non fosse della nostra stessa natura, inutilmente ci avrebbe comandato di imitarlo quale maestro. Se egli come uomo è di natura diversa, come potrebbe ordinarmi di fare come lui, io che sono debole per natura? E come potrebbe in tal caso essere buono e giusto ?

    In verità, per farci ben capire che non è diverso da noi, egli ha sopportato la fatica, ha voluto la fame, non ha rifiutato la sete, ha accettato di dormire per riposare, non si è ribellato alla sofferenza, si è assoggettato alla morte e si è svelato nella risurrezione. Ha offerto come primizia, in tutti questi modi, la sua stessa natura d'uomo, perché tu non ti perda d'animo nella sofferenza, ma riconoscendoti uomo, aspetti anche per te ciò che il Padre ha offerto a lui.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 1,1-17.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 1,1-17. 
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 
Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, 
Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, 
Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 
Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, 
Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, 
Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 
Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 
Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 
Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, 
Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, 
Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 
Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 
La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. 

Salmi 72(71),2.3-4ab.7-8.17.

Salmi 72(71),2.3-4ab.7-8.17. 
Regga con giustizia il tuo popolo 
e i tuoi poveri con rettitudine. 
Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia. 
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, 

salverà i figli dei poveri 
e abbatterà l'oppressore. 
Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, 
finché non si spenga la luna. 

E dominerà da mare a mare, 
dal fiume sino ai confini della terra. 
Il suo nome duri in eterno, 
davanti al sole persista il suo nome. 

In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra 
e tutti i popoli lo diranno beato. 

Ferie di Avvento dal 17 al 24: 17 dicembre

Ferie di Avvento dal 17 al 24: 17 dicembre

Libro della Genesi 49,2.8-10. 
Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre!
Giuda, te loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre.
Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare?
Non sarà tolto lo scettro da Giuda nè il bastone del comando tra i suoi piedi, finchè verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. 

Beato Guerrico d'Igny (ca 1080-1157), abate cistercense 5° discorso per l'Avvento°

Meditazione del giorno 
Beato Guerrico d'Igny (ca 1080-1157), abate cistercense 
5° discorso per l'Avvento°
Convertirsi agli appelli di Giovanni Battista, che prepara la via del Signore
    È una gioia per me, fratelli, ricordare con voi questa via del Signore... di cui Isaia fa un così bell'elogio: “Ci sarà ... nella terra arida e deserta, un sentiero e una strada... Questa strada sarà chiamata via santa” (Is 35,7-8), perché è la santificazione dei peccatori e la salvezza di coloro che sono perduti...

    “Nessun impuro la percorrerà”. Caro Isaia, coloro che sono impuri passeranno quindi per un'altra strada? Oh no! Che tutti vengano piuttosto su questa strada, che vi avanzino! È soprattutto per gli impuri che Cristo l'ha tracciata, lui che “è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19,10)... Allora l'impuro passerà per la strada santa? Dio non voglia! Per quanto sia sporco nell'intraprenderla, non lo sarà più quando vi passerà; perché, non appena vi avrà messo piede, la sua sporcizia scomparirà. La via santa, in effetti, è aperta all'uomo impuro, ma non appena lo accoglie, lo purifica cancellando tutto il male che ha commesso... Non lo lascia passare con la sua sporcizia, perché è la “strada stretta” e per così dire, la “cruna dell'ago” (Mt 7,14;19,24)...

    Se quindi tu sei già sulla strada, non te ne allontanare; altrimenti il Signore ti lascerebbe vagare “per le strade del tuo cuore” (Isaia 57,17)... Se trovi la strada troppo stretta, considera la meta a cui ti conduce... Ma se il tuo sguardo non arriva così lontano, fidati di Isaia, il veggente. Lui che distingueva sia la strettezza che il punto di arrivo della strada, aggiungeva: “Su questa via cammineranno i redenti, i riscattati dal Signore; arriveranno a Sion con grida di giubilo. Una felicità perenne trasfigurerà il loro volto. Otterranno esultanza e gioia. Tristezza e pianto fuggiranno” (Is 35,9 10).

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,28-32.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,28-32. 
In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. 
Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. 
Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. 
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 
E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli». 

Salmi 34(33),2-3.6-7.17-18.19.23.

Salmi 34(33),2-3.6-7.17-18.19.23. 
Benedirò il Signore in ogni tempo, 
sulla mia bocca sempre la sua lode. 
Io mi glorio nel Signore, 
ascoltino gli umili e si rallegrino. 

Guardate a lui e sarete raggianti, 
non saranno confusi i vostri volti. 
Questo povero grida e il Signore lo ascolta, 
lo libera da tutte le sue angosce. 

Il volto del Signore contro i malfattori, 
per cancellarne dalla terra il ricordo. 
Gridano e il Signore li ascolta, 
li salva da tutte le loro angosce. 

Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, 
egli salva gli spiriti affranti. 
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi, 
chi in lui si rifugia non sarà condannato.

Martedì della III settimana di Avvento

Martedì della III settimana di Avvento

Libro de Sofonia 3,1-2.9-13. 
Così dice il Signire:
Guai alla città ribelle e contaminata, alla città prepotente!
Non ha ascoltato la voce, non ha accettato la correzione. Non ha confidato nel Signore, non si è rivolta al suo Dio.
Allora io darò ai popoli un labbro puro perchè invochino tutti il nome del Signore e lo servano tutti sotto lo stesso giogo.
Da oltre i fiumi di Etiopia fino all'estremo settentrione, i miei supplicanti mi porteranno offerte.
In quel giorno non avrai vergogna di tutti i misfatti commessi contro di me, perchè allora eliminerò da te tutti i superbi millantatori e tu cesserai di inorgoglirti sopra il mio santo monte.
Farò restare in mezzo a te un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore
il resto d'Israele. Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna; non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta. Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti. 

lunedì 15 dicembre 2014

San Beda il Venerabile

Meditazione del giorno 
San Beda il Venerabile (ca 673-735), monaco, dottore della Chiesa 
Omelie n°1 ; CCL 122, 2
« Tutti considerano Giovanni un profeta »
    Se ci interroghiamo sul perché Giovanni battezzasse, con un  battesimo che non poteva tuttavia rimettere i peccati, il motivo è chiaro: per essere fedele al suo ministero di precursore, doveva battezzare prima del Signore, così come era nato prima di lui, predicava prima di lui e sarebbe morto prima di lui. Allo stesso tempo, serviva per impedire che l'invidia litigiosa dei farisei e degli scribi avesse influenza negativa sul ministero del Signore, nel caso in cui egli avesse dato per primo il battesimo agli uomini. “Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?” Siccome non avrebbero osato negare che fosse venuto dal cielo, sarebbero stati costretti a riconoscere che anche le opere di colui che Giovanni predicava erano anch’esse compiute da un potere che veniva dal cielo. Tuttavia, anche se il battesimo di Giovanni non rimetteva i peccati, non era per questo senza frutto per coloro che lo ricevevano... Era un segno di fede e di pentimento, cioè richiamava tutti ad astenersi dal peccato, praticare l'elemosina, credere in Cristo, e affrettarsi verso il suo battesimo, appena fosse apparso, per esservi lavati per la remissione dei peccati.
  
    D'altronde il deserto dove Giovanni dimorava rappresenta la vita dei santi che rinunciano ai piaceri di questo mondo. Che essi vivano nella solitudine o mescolati alle folle, senza sosta tendono con tutta l'anima a distaccarsi dai desideri del mondo presente; trovano la loro gioia nell'avere Dio solo nel segreto del loro cuore, e nel porre la loro speranza in lui solo. Verso questa solitudine dell'anima, carissima a Dio, il profeta desiderava andare, con l’aiuto dello Spirito Santo, quando diceva: “Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?” (Sal 55,7).

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,23-27.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,23-27. 
In quel tempo, entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». 
Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. 
Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielò', ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?''; 
se diciamo "dagli uominì', abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». 
Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose». 

Salmi 25(24),4-5.6-7.8-9.

Salmi 25(24),4-5.6-7.8-9. 
Fammi conoscere, Signore, le tue vie, 
insegnami i tuoi sentieri. 
Guidami nella tua verità e istruiscimi, 
perché sei tu il Dio della mia salvezza, 
in te ho sempre sperato. 

Ricordati della tua fedeltà che è da sempre.
Non ricordare i peccati della mia giovinezza: 
ricordati di me nella tua misericordia, 
per la tua bontà, Signore. 

Buono e retto è il Signore, 
la via giusta addita ai peccatori; 
guida gli umili secondo giustizia, 
insegna ai poveri le sue vie.

Libro dei Numeri 24,2-7.15-17a.

Lunedì della III settimana di Avvento

Libro dei Numeri 24,2-7.15-17a. 
In quei giorni, Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui.
Egli pronunziò il suo poema e disse: «Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante;
oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi.
Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele!
Sono come torrenti che si diramano, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantati, come cedri lungo le acque.
Fluirà l'acqua dalle sue secchie e il suo seme come acqua copiosa. Il suo re sarà più grande di Agag e il suo regno sarà celebrato.
Egli pronunciò il suo poema e disse: "Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante,
oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi.
Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele». 

sabato 13 dicembre 2014

Meditazione del giorno 
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Nord Africa) e dottore della Chiesa 
Commento al vangelo di Giovanni, n°2, §5-7 (Nuova Biblioteca Agostiniana-riv.)
« Egli è venuto per rendere testimonianza alla luce »
    Come è venuto Cristo? E’ venuto come uomo. E siccome era talmente uomo da nascondere la sua divinità, fu mandato innanzi a lui un grande uomo, affinché mediante la sua testimonianza si potesse scoprire colui che era più che un uomo... Quale personalità è mai questa, venuta per rendere testimonianza alla luce? E' senz'altro straordinario questo Giovanni, uomo di grande valore, dotato di un carisma speciale, figura davvero sublime. Contemplatelo, sì, contemplatelo come si contempla una montagna. Ma una montagna, se non viene inondata dal sole, è nelle tenebre. «Non era lui la luce»; e ciò perché non si scambi la montagna con la luce, perdendovi nella montagna, invece di trovarvi rifugio.

    Ma che cosa si deve ammirare? La montagna in quanto montagna. Ma subito elevatevi fino a colui che illumina la montagna, che per questo è stata innalzata, perché accolga per prima i raggi, e ne dia l'annunzio ai nostri occhi... Siamo soliti chiamare anche i nostri occhi luce del corpo; tuttavia, se di notte non si accende la lucerna e di giorno non esce il sole, queste nostre luci restano aperte invano. Così anche Giovanni era luce, ma non la luce vera: senza essere illuminato non era che tenebre; mediante l'illuminazione, è diventato luce. Se non fosse stato illuminato, egli sarebbe stato tenebra, come tutti...

    Ma dov'è questa luce? “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Se illumina ogni uomo che viene nel mondo, allora ha illuminato anche Giovanni. Dunque il Verbo illuminava colui dal quale voleva essere testimoniato... Egli veniva in soccorso degli spiriti deboli, dei cuori feriti, per curare la vista malata dell'anima..., per quelli incapaci di vederlo direttamente. Ha mandato i suoi raggi su Giovanni; e dichiarando questi che non era lui a illuminare, ma era egli stesso illuminato, Giovanni ha fatto conoscere Colui che illumina, Colui che rischiara, Colui che è la sorgente di ogni dono.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,6-8.19-28.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,6-8.19-28. 
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 
E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?». 
Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». 
Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No». 
Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 
Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia». 
Essi erano stati mandati da parte dei farisei. 
Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 
Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 
uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo». 
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. 

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 5,16-24.

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 5,16-24. 
Fratelli, state sempre lieti, 
pregate incessantemente, 
in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 
Non spegnete lo Spirito, 
non disprezzate le profezie; 
esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. 
Astenetevi da ogni specie di male. 
Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. 
Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo! 

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,46-48.49-50.53-54.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,46-48.49-50.53-54. 
L'anima mia magnifica il Signore 
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. 
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente 
e Santo è il suo nome: 
di generazione in generazione 
la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. 

Ha ricolmato di beni gli affamati, 
ha rimandato a mani vuote i ricchi. 
Ha soccorso Israele, suo servo, 
ricordandosi della sua misericordia ».

III Domenica di Avvento - 'Gaudete' - Anno B

III Domenica di Avvento - 'Gaudete' - Anno B

Libro di Isaia 61,1-2a.10-11. 
Lo spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l'anno di misericordia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come uno sposo che si cinge il diadema
e come una sposa che si adorna di gioielli.
Poiché come la terra produce la vegetazione
e come un giardino fa germogliare i semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutti i popoli. 

venerdì 12 dicembre 2014

Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa Elia e il digiuno ; PL 14, 697

Sabato della II settimana di Avvento
Meditazione del giorno 
Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa 
Elia e il digiuno ; PL 14, 697
« Camminerà davanti a Dio con lo spirito e la forza di Elia » (Lc 1,17)
    Cos'è il digiuno se non l’essenza e l'immagine del cielo? Il digiuno è il conforto dell'anima, il cibo dello spirito, il digiuno è la vita degli angeli, il digiuno è la morte del peccato, la distruzione delle colpe, il rimedio della salvezza, la radice della grazia, il fondamento della castità. Con questa scala si giunge a Dio più velocemente; Elia è salito con questa scala, prima di salire con il carro; e, partendo verso il cielo, ha lasciato al suo discepolo questa eredità della sobria astinenza (cfr 2 Re 2,11-15).

    Con questa forza, e con questo spirito di Elia, venne Giovanni (Lc 1,17). Infatti, nel deserto, anche lui si dedicava al digiuno e si cibava di locuste e miele selvatico (Mt 3,4). Perciò colui che aveva mostrato col dominio di sé di oltrepassare le capacità della vita umana fu considerato non un uomo, bensì un angelo. Leggiamo a suo riguardo: “È più di un profeta. Egli è colui, di cui sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio angelo che preparerà la tua via davanti a te” (Mt 11,9-10; Es 23,20). Chi mai avrebbe potuto, con una forza umana, cavalcare dei cavalli di fuoco, su di un carro di fuoco, e fare una corsa nei cieli (come Elia), se non colui che aveva trasformato la natura del corpo umano con la forza del digiuno che concede l'incorruttibilità?

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,10-13.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,10-13. 
Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 
Ma io vi dico: Elia è gia venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». 
Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista. 

Salmi 80(79),2-3bc.15-16.18-19.

Salmi 80(79),2-3bc.15-16.18-19. 
Tu, pastore d'Israele, ascolta, 
tu che guidi Giuseppe come un gregge. 
Assiso sui cherubini rifulgi 
Risveglia la tua potenza 
e vieni in nostro soccorso. 

Dio degli eserciti, volgiti, 
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, 
proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, 
il germoglio che ti sei coltivato. 

Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, 
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte. 
Da te più non ci allontaneremo, 
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome. 

Sabato della II settimana di Avvento

Sabato della II settimana di Avvento

Libro dell’Ecclesiastico 48,1-4.9-11. 
In quei giorni sorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola.
Egli fece venire su di loro la carestia e con zelo li ridusse a pochi.
Per comando del Signore chiuse il cielo, fece scendere così tre volte il fuoco.
Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale?
Fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco,
designato a rimproverare i tempi futuri per placare l'ira prima che divampi, per ricondurre il cuore dei padri verso i figli e ristabilire le tribù di Giacobbe.
Beati coloro che ti videro e che si sono addormentati nell'amore! Perché anche noi vivremo certamente. 

Venerdì della II settimana di Avvento

Venerdì della II settimana di Avvento
Meditazione del giorno 
San Clemente d'Alessandria (150-ca 215), teologo 
Il Protrettrico, 9, 87-88 ; SC 2
“Ma alla sapienza è stata resa giustizia”: Dio ci chiama alla conversione
    Nessuno può essere aiutato dalle esortazioni dei santi quanto da quelle del Signore stesso, con tutto il suo amore per gli uomini, poiché Egli non ha altra preoccupazione che salvarci. Ci grida dunque, per spingerci a salvarci: “Il regno di Dio è vicino” (Mc 1,15). Cerca di convertire coloro che vengono a lui. Allo stesso modo l’apostolo del Signore si fa … interprete della voce di Dio: “Il Signore è vicino! State attenti, così che non siamo sorpresi e trovati vuoti” (cfr Fil 4,5; 1Tes 5,4).

    Ma voi, non avete alcun timore o piuttosto siete tanto spavaldi da non credere né al Signore stesso né a Paolo, persino quando è in prigione per Cristo? (Fil 1,13) “Gustate e vedete quanto è buono il Signore” (Sal 34,9) La fede vi introdurrà, l’esperienza vi insegnerà, la Scrittura, come un pedagogo, vi guiderà. Essa vi dice: “Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del Signore”, poi, quando già si crede, aggiunge: “C'è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?” (Sal 34, 12-13) Siamo noi, diremo, gli adoratori del bene, gli emulatori dei buoni. Ascoltate dunque, ‘voi che siete lontani’, ascoltate, ‘voi che siete vicini’ (Is 57,19). Il Verbo non si è nascosto a nessuno; è una luce per tutti. Brilla per tutti; non c’è straniero per lui.

    Affrettiamoci allora verso la salvezza, verso la nuova nascita. Affrettiamoci noi che siamo tanti, per formare un solo gregge (Gv 10,16), aspiriamo all’unità seguendo solo Cristo. Così, quando dissonanza e dispersione saranno composte nell’armonia divina, l’unione di molte voci costituirà una sola sinfonia. Ed il coro, obbediente al suo maestro, il Verbo, troverà riposo solo nella verità, quando potrà dire: “Abba, Padre” (Mc 14,36).

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,16-19.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,16-19. 
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: 
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. 
E' venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. 
E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere». 

Salmi 1,1-2.3.4.6.

Salmi 1,1-2.3.4.6. 
Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, 
non indugia nella via dei peccatori 
e non siede in compagnia degli stolti; 
ma si compiace della legge del Signore, 
la sua legge medita giorno e notte. 

Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, 
che darà frutto a suo tempo 
e le sue foglie non cadranno mai; 
riusciranno tutte le sue opere. 

Non così, non così gli empi: 
ma come pula che il vento disperde. 
Il Signore veglia sul cammino dei giusti, 
ma la via degli empi andrà in rovina.

Libro di Isaia 48,17-19.

Venerdì della II settimana di Avvento

Libro di Isaia 48,17-19. 
Così dice il Signore tuo redentore, il Santo di Israele:
"Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare.
Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare.
La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d'arena; non sarebbe mai radiato né cancellato il tuo nome davanti a me". 

domenica 6 aprile 2014

Esaltazione della Santa croce


















Esaltazione della Santa Croce




La festa in onore della Croce venne celebrata la prima volta nel 335, in occasione della “Crucem” sul Golgota, e quella dell'"Anàstasis", cioè della Risurrezione. La dedicazione avvenne il 13 dicembre. Col termine di "esaltazione", che traduce il greco hypsòsis, la festa passò anche in Occidente, e a partire dal secolo VII, essa voleva commemorare il recupero della preziosa reliquia fatto dall'imperatore Eraclio nel 628. Della Croce trafugata quattordici anni prima dal re persiano Cosroe Parviz, durante la conquista della Città santa, si persero definitivamente le tracce nel 1187, quando venne tolta al vescovo di Betlem che l'aveva portata nella battaglia di Hattin.
La celebrazione odierna assume un significato ben più alto del leggendario ritrovamento da parte della pia madre dell'imperatore Costantino, Elena. La glorificazione di Cristo passa attraverso il supplizio della croce e l'antitesi sofferenza-glorificazione diventa fondamentale nella storia della Redenzione: Cristo, incarnato nella sua realtà concreta umano-divina, si sottomette volontariamente all'umiliante condizione di schiavo (la croce, dal latino "crux", cioè tormento, era riservata agli schiavi) e l'infamante supplizio viene tramutato in gloria imperitura. Così la croce diventa il simbolo e il compendio della religione cristiana.
La stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di "Cristo crocifisso". Il cristiano, accettando questa verità, "è crocifisso con Cristo", cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, gravato dal peso del "patibulum" (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov'era conficcato stabilmente il palo verticale), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.

Epifania del Signore

Epifania del Signore
6 Gennaio 
D'origine orientale di questa solennità è nel suo stesso nome: "epifania", cioè rivelazione, manifestazione; i latini usavano la denominazione "festivitas declarationis" o "apparitio", col prevalente significato di rivelazione della divinità di Cristo al mondo pagano attraverso l'adorazione dei magi, ai Giudei col battesimo nelle acque del Giordano e ai discepoli col miracolo alle nozze di Cana. L'episodio dei magi, al di là di ogni possibile ricostruzione storica, possiamo considerarlo, come hanno fatto i Padri della Chiesa, il simbolo e la manifestazione della chiamata alla salvezza dei popoli pagani: i magi furono l'esplicita dichiarazione che il vangelo era da predicare a tutte le genti.
Per la Chiesa orientale ha grande rilievo il battesimo di Cristo, la "festa delle luci", come dice S. Gregorio Nazianzeno, anche come contrapposizione ad una festa pagana del "sol invictus". In realtà, sia in Oriente come in Occidente l'Epifania ha assunto il carattere di una solennità ideologica, trascendente singoli episodi storici: si celebra la manifestazione di Dio agli uomini nel suo Figlio, cioè la prima fase della redenzione. Cristo si manifesta ai pagani, ai Giudei, agli apostoli: tre momenti successivi della relazione tra Dio e l'uomo.
Al pagano è attraverso il mondo visibile che Dio parla: lo splendore del sole, l'armonia degli astri, la luce delle stelle nel firmamento sconfinato (nel cielo i magi hanno scoperto il segno divino) sono portatori di una certa presenza di Dio.
Partendo dalla natura, i pagani possono "compiere le opere della legge", poiché, come diceva S. Paolo agli abitanti di Listri, il "Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano... nelle generazioni passate ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi di cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori" (At 14,15-17). Ora "in questi giorni, (Dio) ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo " (Eb 1,2). I molti mediatori della manifestazione della divinità trovano il loro termine nella persona di Gesù di Nazaret, nel quale risplende la gloria di Dio. Perciò noi possiamo oggi esprimere "l'umile, trepidante, ma piena e gaudiosa professione della nostra fede, della nostra speranza, del nostro amore" (Paolo VI)6 gennaio 

Domenica delle Palme

Domenica delle Palme 13 Aprile
 Con la Domenica delle Palme o più propriamente Domenica della Passione del Signore, inizia la solenne annuale celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, con i tormenti interiori, le sofferenze fisiche, i processi ingiusti, la salita al Calvario, la crocifissione, morte e sepoltura e infine la sua Risurrezione.
La Domenica delle Palme giunge quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domenicali, ha preparato la comunità dei cristiani, nella riflessione e penitenza, agli eventi drammatici della Settimana Santa, con la speranza e certezza della successiva Risurrezione di Cristo, vincitore della morte e del peccato, Salvatore del mondo e di ogni singola anima.
I Vangeli narrano che giunto Gesù con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme (era la sera del sabato), mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui; se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito.
Dice il Vangelo di Matteo (21, 1-11) che questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9, 9) “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”.
I discepoli fecero quanto richiesto e condotti i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme.
Qui la folla numerosissima, radunata dalle voci dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente rendevano onore a Gesù esclamando “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”. 
A questa festa che metteva in grande agitazione la città, partecipavano come in tutte le manifestazioni di gioia di questo mondo, i tanti fanciulli che correvano avanti al piccolo corteo agitando i rami, rispondendo a quanti domandavano “Chi è costui?”, “Questi è il profeta Gesù da Nazareth di Galilea”.
La maggiore considerazione che si ricava dal testo evangelico, è che Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme, sede del potere civile e religioso in Palestina, acclamato come solo ai re si faceva, a cavalcioni di un’asina.
Bisogna dire che nel Medio Oriente antico e di conseguenza nella Bibbia, la cavalcatura dei re, prettamente guerrieri, era il cavallo, animale nobile e considerato un’arma potente per la guerra, tanto è vero che non c’erano corse di cavalli e non venivano utilizzati nemmeno per i lavori dei campi.
Logicamente anche il Messia, come se lo aspettavano gli ebrei, cioè un liberatore, avrebbe dovuto cavalcare un cavallo, ma Gesù come profetizzato da Zaccaria, sceglie un’asina, animale umile e servizievole, sempre a fianco della gente pacifica e lavoratrice, del resto l’asino è presente nella vita di Gesù sin dalla nascita, nella stalla di Betlemme e nella fuga in Egitto della famigliola in pericolo.
Quindi Gesù risponde a quanti volevano considerarlo un re sul modello di Davide, che egli è un re privo di ogni forma esteriore di potere, armato solo dei segni della pace e del perdono, a partire dalla cavalcatura che non è un cavallo simbolo della forza e del potere sin dai tempi dei faraoni.
La liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da un luogo adatto al di fuori della chiesa; i fedeli vi si radunano e il sacerdote leggendo orazioni ed antifone, procede alla benedizione dei rami di ulivo o di palma, che dopo la lettura di un brano evangelico, vengono distribuiti ai fedeli (possono essere già dati in precedenza, prima della benedizione), quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa.
Qui giunti continua la celebrazione della Messa, che si distingue per la lunga lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il ciclico calendario liturgico; il testo della Passione non è lo stesso che si legge nella celebrazione del Venerdì Santo, che è il testo del Vangelo di s. Giovanni.
Il racconto della Passione viene letto alternativamente da tre lettori rappresentanti: il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso. Esso è articolato in quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura.
Al termine della Messa, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, conservati quali simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. Si usa in molte regioni, che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua.
In molte zone d’Italia, con le parti tenere delle grandi foglie di palma, vengono intrecciate piccole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace.
La benedizione delle palme è documentata sin dal VII secolo ed ebbe uno sviluppo di cerimonie e di canti adeguato all’importanza sempre maggiore data alla processione. Questa è testimoniata a Gerusalemme dalla fine del IV secolo e quasi subito fu accolta dalla liturgia della Siria e dell’Egitto.
In Occidente giacché questa domenica era riservata a cerimonie prebattesimali (il battesimo era amministrato a Pasqua) e all’inizio solenne della Settimana Santa, benedizione e processione delle palme trovarono difficoltà a introdursi; entrarono in uso prima in Gallia (sec. VII-VIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno “Gloria, laus et honor”; poi in Roma dalla fine dell’XI secolo.
L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origine soltanto devozionale, come augurio di pace.
Da venti anni, nella Domenica delle Palme si celebra in tutto il mondo cattolico la ‘Giornata Mondiale della Gioventù’, il cui culmine si svolge a Roma nella Piazza S. Pietro alla presenza del papa.13 aprile (celebrazione mobil

Domenica della Divina Misericordia

Domenica della Divina Misericordia
Seconda domenica di Pasqua.               E' la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia. Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: "Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia". Negli anni successivi - secondo gli studi di don I. Rozycki - Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.
La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: "Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore". Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.
Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l'istituzione della festa: "Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (...). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre".
La preparazione alla festa deve essere una novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della coroncina alla Divina Misericordia. Questa novena è stata desiderata da Gesù ed Egli ha detto a proposito di essa che "elargirà grazie di ogni genere".
Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri:
- che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;
- che i sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile misericordia Divina e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.
"Sì, - ha detto Gesù - la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l'azione ed esigo il culto della Mia misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all'immagine che è stata dipinta".
La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse:
- "In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene" - ha detto Gesù. Una particolare grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: "la remissione totale delle colpe e castighi". Questa grazia - spiega don I. Rozycki - "è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest'ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (...). E' essenzialmente più grande anche delle grazie dei sei sacramenti, tranne il sacramento del battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una grazia sacramentale del santo battesimo. Invece nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo". E' chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia". La comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia, invece la confessione - come dice don I. Rozycki - può essere fatta prima (anche qualche giorno). L'importante è non avere alcun peccato.
Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, grazia. Infatti ha detto che "riverserà tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia misericordia", poiché‚ "in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto". Don I. Rozycki scrive che una incomparabile grandezza delle grazie legate a questa festa si manifesta in tre modi:
- tutte le persone, anche quelle che prima non nutrivano devozione alla Divina Misericordia e persino i peccatori che solo quel giorno si convertissero, possono partecipare alle grazie che Gesù ha preparato per la festa;
- Gesù vuole in quel giorno regalare agli uomini non solo le grazie salvificanti, ma anche benefici terreni - sia alle singole persone sia ad intere comunità;
- tutte le grazie e benefici sono in quel giorno accessibili per tutti, a patto che siano chieste con grande fiducia.
Questa grande ricchezza di grazie e benefici non è stata da Cristo legata ad alcuna altra forma di devozione alla Divina Misericordia.
Numerosi sono stati gli sforzi di don M. Sopocko affinché‚ questa festa fosse istituita nella Chiesa. Egli non ne ha vissuto però l'introduzione. Dieci anni dopo la sua morte, il card. Franciszek Macharski con la Lettera Pastorale per la Quaresima (1985) ha introdotto la festa nella diocesi di Cracovia e seguendo il suo esempio, negli anni successivi, lo hanno fatto i vescovi di altre diocesi in Polonia.
Il culto della Divina Misericordia nella prima domenica dopo Pasqua nel santuario di Cracovia - Lagiewniki era già presente nel 1944. La partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l'indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal card. Adam Sapieha. Dalle pagine del Diario sappiamo che suor Faustina fu la prima a celebrare individualmente questa festa, con il permesso del confessore.